Ho
scritto di recente delle occasioni perse a Lucca per mettere in mostra vestigia
del passato rinvenute durante gli scavi in città. Vicolo San Carlo ove è
presente nel sottosuolo, emersa durante i lavori, una domus romana quasi
intatta e che poteva essere lasciata a vista con una pavimentazione in acciaio
e vetro o gli scavi attorno l’anfiteatro ugualmente interessanti se lasciati
visibili. Diversi sono stati i casi di rinvenimenti di vestigia medievali e
romane negli scavi di scantinati e ristrutturazione di palazzi nel centro che
potevano vedere una loro possibile valorizzazione, anziché ricoprire il tutto a
futura memoria. In questi casi occorreva trovare accordi con le proprietà
private per possibili utilizzi anche pubblici. Per non parlare delle necessità che Palazzo
Guinigi ospiti in alcune delle innumeri sue sale i reperti degli scavi archeologici
sepolti in qualche sottoscala della Soprintendenza.
Offrire
al turista più impegnato la possibilità di vedere antiche vestige storiche in
più punti della centro storico, liberamente, migliorerebbe l’interesse per
vedere e soprattutto tornare a Lucca e per una accoglienza più articolata sulle
bellezze della città. Certo occorrerebbe una Soprintendenza più “moderna” e
disponibile al di la della mera conservazione sotto terra.
Ci
sono esempi di Soprintendenze più attive in questi casi, basta ricordare quella
di Roma, audace nel introdurre una conservazione attiva e soprattutto aperta al
pubblico.
Per
gli scettici ricordo uno degli ultimi interventi della Soprintendenza Romana in
accordo con i privati, ripubblicando un articolo di Alberto Custodero apparso su
Repubblica.it del 16 settembre 2017, sul ritrovamento e la valorizzazione dell’antica
Acqua Virgo.
Eccezionale ritrovamento in via del
Tritone Sotto la Rinascente scorreva l'Aqua Virgo. Domus, tabernae, terme e
acquedotto, così era Roma. All'interno di uno spazio pubblico, aperto e senza
biglietto - annuncia il soprintendente Prosperetti - verrà offerto qualcosa di
unico al mondo
Le arcate dell'Aqua Virgo erano
accanto a noi, nascoste dalla storia. E sono riemerse dal passato quasi per
caso, durante i lavori di edificazione del nuovo complesso della Rinascente tra
via Due Macelli e via del Tritone inaugurato il prossimo 12 ottobre. Un tempo
in quell’angolo di città tra Palazzo Chigi, Piazza di Spagna e Fontana di Trevi
c’erano gallerie commerciali e uffici. Per costruire il nuovo edificio
dell’azienda di grandi magazzini (una volta della famiglia Agnelli oggi del
thailandese Group of Companies), è stata buttata giù la palazzina risalente
agli anni Cinquanta e ne è stata costruita una ex novo. Scavando per il
consolidamento delle fondamenta, tuttavia, sono spuntate tracce di antichi
insediamenti che hanno richiamato l’attenzione degli archeologi della
Soprintendenza. Sono bastati alcuni carotaggi sulle pareti perimetrali per
svelare la presenza di una antichissima ‘opera reticolata’.
Per gli appassionati di storia è
stata una eccezionale notizia, per la Rinascente un po’ meno, visto che s’è
dovuta sobbarcare il 100 per cento delle spese di recupero. E ha dovuto mettere
a bilancio i costi di due anni di ritardo dei lavori. Per Francesco Prosperetti,
Soprintendente di Roma, «la scoperta di ben 15 arcate dell’Acqua Vergine, tra i
più cospicui pezzi di acquedotto romano all’interno della città, grazie alla
collaborazione tra pubblico e privato, ha permesso la creazione di una nuova e
preziosa area archeologica all’interno di Rinascente.
Una valorizzazione che è il frutto di una
visione coraggiosa e innovativa dei Beni Culturali della Soprintendenza
Speciale di Roma». All'interno di uno spazio pubblico, aperto e senza biglietto
- spiega ancora Prosperetti, verrà offerto qualcosa di unico al mondo: le
arcate dell’Aqua Virgo, accompagnate da un racconto filologico con la
suggestione delle ricostruzioni in realtà virtuale, che aiutano a conoscere
l’acquedotto e la storia di quella parte della Roma barocca topograficamente
così significativa sin dall’età antica. L’area scavata sotto la direzione degli
archeologi ha restituito una porzione di tessuto urbano quasi intatto che ha
consentito di ricostruire l’evoluzione storica del settore della Capitale compreso
tra il Pincio e il Quirinale. Sono così spuntati i resti di due acquedotti e
della Salaria Vetus con dei sepolcri monumentali che vi si affacciavano (I
a.C). Di insulae e tabernae di prima e media età imperiale. Di una domus
signorile impreziosita di uno stibadium, una sorta di divano triclinare dove i
ricchi signori si mettevano a mangiare (il secondo noto a Roma dopo quello del
Palatino). E di un piccolo impianto termale ( balneum) del IV d.c. Tutto
decorato con mosaici e pavimenti in marmi policromi.
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