Da Liberale-Laico-Socialista ho visto con disgusto gli attacchi a Maria Elena Boschi colpevole, con un paio di amici e colleghi di Italia Viva di lesa maestà alle Istituzioni Repubblicane per aver cenato al Twiga, uno dei simboli del turismo versiliese, già di proprietà della Ministra Santarchè e di Briatore.
Perfino il Corriere della Sera ha dedicato al fatto un
articolo con più colonne e Calenda uno dei tanti, troppi, Twitter quotidiani, di
reprimenda.
Il Twiga, uno dei simboli del turismo di lusso che tanta
ricchezza e lavoro porta all’Italia, deve essere bannato all’inferno perché è
per ricchi e perché i “padroni” sono invisi e invidiati.
Chi va li è un diavolo e un politico che ci va è quasi un
delinquente e certamente fa un atto “inopportuno” … stabilito da chi? Bieco
populismo pseudo moralista.
La Santarchè Ministro del Turismo, confermata recentemente
dal voto sovrano del Parlamento Italiano, deve essere demonizzata, isolata, abiurata,
perché condannata dalla sinistra populista, prima di ogni valutazione della
Magistratura.
Incontrarla in Senato va bene, trovarla casualmente nel suo
locale è reato politico.
Condivido quanto detto dall’On.le Bonifazzi “Sono stato a
cena al Twiga venerdì sera. Come era già stato altre volte essendo da sempre un
frequentatore della Versilia. Potrei fare l’elenco dei parlamentari di tutti
gli schieramenti che ho visto in quel locale. Leggere che Carlo da Capalbio
pretende di decidere lui che cosa devo fare io il venerdì sera mi dà
l’impressione di un uomo che non ha nulla di liberale ma che sogna uno stato
etico. Sostenere che si debba chiedere al leader politico con chi cenare e
con chi no mi sembra assurdo. E pensare che la politica si faccia con il gossip
e non con le idee è puro populismo”.
Non amo il governo della Meloni, non credo che farà grandi
cose e le poche buone che farà dovranno essere sostenute da Italia Viva,
nell’interessa dell’Italia.
Una cosa sta facendo e la condivido: distruggere quella
patina di moralismo, di ipocrisia, di populismo anti-casta, di giustizialismo,
di possessori della verità e dei giusti valori, che la sinistra e Grillo hanno
imposto per anni, al nostro Paese, nella politica, come nella giustizia.
La battaglia che il Ministro Nordio ha impostato e che Matteo
Renzi sta portando avanti è quanto di più liberale, laico, giusto si possa
fare.
Il “politically correctness” imposto dalla sinistra deve
essere riportato alla verità delle sue origini. Compare per la prima volta e
poi sempre più nel vocabolario marxista-leninista dopo la Rivoluzione
russa del 1917 per indicare la piena aderenza all'ortodossia politica in
generale, successivamente venne ripreso dal regime nazista per indicare
l'aderenza all'ortodossia del regime hitleriano e delle politiche razziali.
Ricompare poi nella discussione politica solo nel 1970, per
essere cavalcato, in Italia, dalla sinistra extraparlamentare prima e poi dal
PD.
Un PD che nasce come unione di due Chiese: cattolici integralisti
e comunisti.
Quando qualche leader illuminato, Veltroni e Renzi, hanno
provato ad affermarne la laicità nelle idee, per affrontare da liberali le
grandi questioni economiche e civili dell’Italia, sono stati “fucilati” sul
campo dai “compagni”.
Nella prima repubblica lo scontro politico era sulle idee e
sui programmi, non sugli uomini. Ci si scontrava ferocemente in Parlamento,
nelle Regioni e dei Comuni, poi si mangiava la pizza assieme, perché non c’era
odio personale ma solo dura contrapposizione, ideologica e politica.
Nella seconda repubblica che ricordiamo nasce da un cosiddetto
“colpo di stato bianco” di alcune Procure politicizzate, decise a spazzare via
i partiti democratici per salvare il solo PCI, lo scontro politico è solo odio
alla persona, con tutti i mezzi.
Il disegno delle Procure politicizzate è fallito per la
discesa in campo del vincente Silvio Berlusconi, che ha pagato per oltre
trent’anni, con processi infiniti, l’aver fatto fallire quel disegno. Questa è vergognosa
verità e Matteo ha fatto benissimo sul tema.
La sinistra è stata parte integrante di quel disegno, bisogna
dirlo, perché la deriva populista giustizialista dell’oggi, nasce da lì e ne è
la naturale conseguenza.
Ad ottobre faremo il primo Congresso di Italia Viva, spero
che questo tema sia in discussione: liberarci dalle ipocrisie, oppressive e oscurantiste,
dalla “caccia alle streghe”, dal linciaggio mediatico, dal moralismo bottegaio,
dal talebanesimo populista, che soffoca la politica, la giustizia, il vivere
civile.
Un Congresso che deve saper dare una prospettiva chiara alla
costruzione del Terzo Polo, che è tema ineludibile perché da soli non si va da
nessuna parte.
Marattin, Rosato, Bonetti che molto si sono spesi per il
partito unico, non possono essere contestai per questo, ma apprezzati e
sostenuti, perché mantenere un rapporto costruttivo con Azione al di là
dell’indifendibile Calenda, deve essere prioritario.
Una rottura dei gruppi parlamentari sarebbe la fine di ogni
prospettiva ed anche se superassimo il 4% da soli alle Europee, eleggere 3 o 4
deputati, ci renderebbe ugualmente irrilevanti.
Un Congresso importante: non so se Matteo vorrà fare il Padre
nobile come all’inizio di Italia Viva o vorrà candidarsi a Segretario.
In questo caso auspico che nascano una o più candidature
alternative.
Dopo quattro anni di vita di Italia Viva, se vogliamo
crescere, dobbiamo dimostrare al Paese di essere un Partito, moderno, senza
organizzazione ottocentesca, ma un Partito contendibile e non solo
un’estensione della preziosa intelligenza di Matteo.
Il futuro Terzo Polo non avrà mai un leader maximo che si chiami Calenda o Renzi, l’auspicata Federazione unica cosa ora possibile, dovrà avere per forza un leader terzo e questo, da lucchese, mi comincia a piacere.
Francesco Colucci, Riformisti Toscani ed iscritto, dalla
nascita, a Italia Viva e ai Liberaldemocratici.