martedì 3 ottobre 2017

Il Rinascimento di Lucca passa da Cultura e Turismo

Accolgo l’intelligente invito dell’assessore Ragghianti ad una discussione serena sul futuro della cultura e del turismo a Lucca, che non può che discendere dal modello di sviluppo della città.  A Lucca negli ultimi trenta anni è collassato il manifatturiero (cucirino e tabacco) per le spietate leggi dell’economia. Altri settori industriali certamente di eccellenza, cartario, meccanico su tutti, danno forte sostegno all’economia ma scarsa risposta all’occupazione. Il turismo è divenuto il principale veicolo di lavoro e di ricchezza della città, sostenendo commercio e artigianato.
Per una città d’arte come Lucca, importante ma “minore” per attrezzature e posti letto, il Turismo deve vedere una attenta politica culturale, che esaltando le peculiarità della città, sappia coniugare le giuste aspirazioni locali con le esigenze di una efficace promozione turistica.
Dico da sempre che gli eventi culturali sono tutti importanti e tutti da sostenere, ve ne sono alcuni che per la loro dimensione europea e mondiale costituiscono di per se una grande promozione internazionale: Comics e Summer. Vi sono brand che ne avrebbero le potenzialità mai bene espresse: Puccini e Mura. Vi sono poi decine e decine di valide iniziative culturali che hanno il pregio di arricchire oltre che la nostra cultura, l’accoglienza ai turisti, per interessarli e appassionarli e che rappresentano la più grande promozione turistica, il Passaparola: “…sono stato a Lucca, città magnifica con una miriade di pregevoli iniziative culturali….” Per cui non vi può essere contrasto fra i grandi eventi internazionali e una valida politica di sostengo e valorizzazione delle iniziative culturali locali.
Nel mezzo rimangono due grandi questioni: Puccini e Mura, con molti eventi ma mai di grande impatto. Su Puccini concordo con Ragghianti: basta visioni elitarie ed aristocratiche, vi sono iniziative private di grande valore che non si possono più ignorare. Ugualmente per le Mura vi sono professionalità culturali che vanno tolte dal congelatore in nome della conoscenza e dell’intelligenza.
Su queste cose la politica deve saper fare un passo indietro.





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