sabato 27 febbraio 2010

Le Motte di oggi e quelle di ieri

In questi giorni abbiamo visto in TV intere colline precipitare a valle con case, tralicci e quant'altro vi fosse eretto sopra. Uno spettacolo atroce, ripreso in diretta. Abbiamo visto la Protezione civile all'opera, i vigili urbani, i giornalisti, insomma la società civile allertata e presente.
MI è venuta allora in mente una lettura storica del territorio lucchese scritta da Bruno Cherubili e pubblicata postuma dal figlio Marcello: Bagni di Lucca, fra cronaca e storia.
In questo piacevole libro edito nel 1977, si parla di una "Motta di Cerro e Celle" che non ha visto la presenza di TV e di Protezione civile, ma certamente di grande impatto sulla società lucchese.
".....quel pomeriggio del 28 marzo 1784 era stato insopportamente afoso, sul tramonto un cielo plumbeo, solcato da mille lampi, aveva fatto presagire il temporale, che poi si scatenò furioso nelle prime ore della notte. Piovve per 48 ore consecutive e le acque del Serchio e di tutti i suoi affluenti si gonfiarono paurosamente, straripando in molte parti. Sopra Anchiano, la Socciglia aveva inondato la strada ed il parroco di San Cassiano di Controni, Don Domenici, di ritorno da Lucca............era stato costretto ad abbandonare il barroccio e a farsi passare sulle spalle da uomini che aspettavano i viandanti a tale effetto.
Arrivato al paese che era notte..........aveva saputo dai paesani che si erano vedute alcune aperture di terra sotto Celle............corse sulla collina e costratò che il terreno insensibilmente correva .........dette l'allarme e consigio alla gente di abbandonare le abitazioni. A mezzanotte tutti avevano sgombrato, tranne il sergente Domenico di Bartolomeo Fabbri ed una certa Domenica, vedova di Salvatore Fabbri............Non appena la cima del Pratofiorito cominciò ad imbiancarsi, vide che tutta la collina di Celle stava scivolando a valle e che già gran parte delle case erano riunate. Lo smottamento continuò per tutto il primo aprile e per tutto il giorno seguente; alla sera del 2 i paesi di Cerro e di Celle erano completamente distrutti e fra le rovine delle case si affannavano ammutoliti i paesani, nel tentavito di recuperare parte almeno delle povere masserizie...........diroccate le case in numero di 44 abitate, oltre le capanne con tutti i luoghi sotto di esse e n.5 mulini e con pericolo prossimo anche per il resto del paese............( è interessante leggere poi degli interventi della REpubblica lucchese e dei provvedinenti presi per ridre la case ai senzatetto, ma questa è un'altra storia.......termina invece il racconto...).........del resto come a S.Cassiano può essere dimentica la Motta di Cerro e di Celle, se ancor oggi  alle Ravi la terra è in movimento ed ogni tanto enormi macigni si distraccano dalle scoscese pareti del Pratofiorito, precipitando giù verso il Gorgo di Napoli, verso Traglia eil Lago?.....................

Anche Lucca ha avuto queste tragedie, queste distruzioni, ma allora non c'era la TV e la Protezione Civile. Ma non scordiamoci queste cose. Dice un vecchio proverbio "ricorda come gli antichi hanno messo nome ai luoghi se vuoi sapere come andrà a finire...."
Molte sono le località denominate La Motta e li nel passato ci sono state frane e dissesti e ne futuro....ce ne saranno altri.

mercoledì 24 febbraio 2010

LOGGIATO PRETORIO E L'AFFRESCO "DESAPARECIDO"

Torno sul Loggiato Pretorio di Lucca.
Una bruttura unica nel salotto buono di Lucca.
Facendo un po' di ricerche su questo Monumento molto poco conosciuto (neppure Luna e le Terre lo censisce) ho scoperto UN MISTERO.
Nella parete sud del loggiato esiste una cornice vuota e miseranda al pari delle altre pareti.
Ebbene in quella cornice i vecchi ricordano che esisteva un AFFRESCO molto probabilmnete del pittore seicenteso Paolo Guidotti (che ne ha un'altro nella Cappella S.Zita, nella Chiesa di San Frediano e che nel 1611 regala alla Repubblica la grande tela con l’Allegoria della Libertà lucchese)
L'AFFRESCO già restaurato a fine ottocento e poi ricollocato nel Loggiato, da circa 40 anni non c'è più e non se ne ha più traccia.
DOV'E'! CHI L'HA PRESO? Perchè non è più tornato al suo posto??
Non credo possibile che sia stato rubato. Molto probabilmente è stato nuovamente staccato dal muro per essere restaurato e poi rimasto nel dimenticatoio e nessuno al momento sa dove sia finito.
Apro la Caccia al Tesoro. Vediamo se sarà ritrovato e se ci spiegheranno perchè dopo 40 anni non è ancora tornato al suo posto.
Il ritorno dell'Affresco (se lo ritroviamo) potrebbe essere l'occasione di restaurare i Muri, il Pavimento, pulire le lapidi con i  busti dell'esploratore Piaggia e del garibaldino Strocchi e la statua seduta di Matteo Civitali che fu il progettista e l'iniziatore della costruzione del Palazzo intorno al 1494,  anche se probabilmente i lavori furono terminati dal figlio Nicolao.
Un così bel Palazzo del fine quattrocento, sede per secoli della vita pubblica della città, ridotto in uno stato così miserevole: è l'ora di fare il restauro e già che ci siamo sostituiamo anche quella orrenda strutture in ferro per i diversamente abili, con qualcosa di più decente!! Per loro e per la città!
La famosa Soprintendenza di Lucca che cosa guarda? Italia nostra dov'è?
Le bellezze storico artistiche di Lucca portano decine di migliaia di turisti e quindi lavoro e ricchezza e non possono essere così trascurate.
Senza considerare la figura che faciamo come lucchesi tutti a presentare al mondo un Palazzo Storico così importante, ridotto in uno squallore così desolante.
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domenica 21 febbraio 2010

SPOON RIVER

Per godermi in pace la vittoria della Juve, dopo aver goduto ieri sera la faccia di Mou, mi sono chiuso nello studio a rileggere i libri della mia gioventù, non avendo voglia di lavorare anche di domenica.
Sfogliando le candide rime di Egdar Lee Masters, che immagina di sentire i defunti suoi concittadini, sepolti
sulla collina vicino a Spoon River, recitare il proprio epitaffio tombale, ho ritrovato questa:
Il Giudice distrettuale:
Notate, viandanti, le profonde erosioni
che il vento e la pioggia mi hanno impresso sulla lapide-
come se una Nemesi o un odio intangibili
mi segnassero contro dei punti,
per distruggere, non per salvare, la mia memoria.
Ero in vita il Giudice distrettuale, uno che incideva tacche,
decidendo i casi sui punti, che gli avvocati segnavano,
e non sulla giustizia del fatto.
O vento, o pioggia, lasciate in pace la mia lapide!
Perché peggio dell'ira di chi ha subito il torto,
peggio delle maledizioni dei poveri,
fu il giacermene senza parola, e vedere ben chiaro
che anche Hod Putt l'assassino,
impiccato per mia sentenza,
era, in confronto a me, un innocente.

Parcheggi pieni o parcheggi vuoti?

Pare che ci sia accordo per fare all'interno della ex Manifattura Tabacchi un numero importante di parcheggi.
Il buon senso sembra aver trionfato.
La realtà è davanti agli occhi di tutti: i parcheggi in centro sono strabocchevolmente pieni, nonostante le alte tariffe praticate. I parcheggi esterni sono pressoche vuoti, nonostante le tariffe più accessibili e gli abbonamenti proposti.
Investire nel raddoppio dei parcheggi esterni, vuol dire buttare via i soldi, a meno che non si facciano gratuiti o a un costo giornaliero bassissimo.
Anche qui l'esempio l'abbiamo chiaro davanti a noi:
Parcheggio Palatucci, fino a che è stato gratuito era sempre pieno, da quando è a pagamento è sempre vuoto.
Ignorare gli usi e costumi dei cittadini, cercare di modificarne con violenza normativa le abitudini e i desideri non solo è sbagliato, ma non paga.
La popolazione lucchese, meno i quattro gatti del cosidetto Comitato cittadino, vogliono parcheggi in città e l'occasione è irripetibile: L'ex Manifattura Tabacchi.
In alto, a piano terra, sotto terra, dove si vuole, ma li dobbiamo fare 1.500 posti auto, per risolvere una volta per tutte il problema del parcheggio in città.

venerdì 19 febbraio 2010

Lucca: sette perché

Molti sono le persone che mi fermano per strada o mi scrivono lamentando brutturie presenti in città, che dovrebbero essere eliminate.
Spesso si tratta di piccole cose, che potrebbero sparire con poca spesa e solo un poco di interessamento.
Ho deciso di accogliere queste richieste e di raggrupparle in un rubrica chiamata "perchè" che ogni tanto implementerò con cose nuove, da me viste o che mi sono state segnalate.
Quindi segnalate gente, aspetto le vostre indicazioni.
Quesya sera iniziamo con i primi perché: sette
Perché:
  1. Il loggiato Pretorio, nel centro del "Salotto di Lucca", è ridotto in uno stato miserevole? Mura scrostate, quadro-effige distrutto, pavimento sconnesso, sporcizia imperante. E' questa l'immagine che vogliamo dare al turista, su una Piazza così bella, di un Palazzo che è pubblico?
  2. La volta che da via S.Lucia porta a corte Pini è cos' sporca, nera e l'effige della Madonna, distrutta ed illeggibile? Siamo in pieno centro storico, luogo di grande presenza di turisti e cittadini.
  3. Gli orrendi ed antiquati cassettoni dell'aria condizionata continuano a far bella mostra di se, su palazzi cinquecenteschi del centrostorico? Un po' in tutta la città ed in Corso Garibaldi in particolare.
  4. Le autombulanze della Misericordia debbono ancora rimanere nel centro storico, che attraversano ad ogni ora del giorno, in piena velocità e a sirene spiegate? Mettendo a rischio passanti e turisti. Non potrebbero essere allocate fuori alle Mura, pur rimanendo la sede storica in Piazza della Pupporona?
  5. Il treno merci parcheggiato alla Stazione di Lucca fa manovra in Stazione più volte al giorno, andando a chiudere ulteriormente i passaggi a livello di Pulia? Così viene reso  ancor più difficile l'accesso alla città da parte degli abitanti di San Concordio, Sorbano, Verciano ecc. e delle aziende di Mugnano. Se proprio occorre fare manovra ai treni in Stazione non è possibile farla verso Viareggio, dove il passaggio a livello non esiste più?
  6. In via Veneto nel tratto Piazza S.Michele-Piazza Napoleone le colonnine limita traffico sono a sinistra in pietra e al centro in ferro? Non possono essere uguali, per il decoro cittadino?
  7. I cantieri per le ristrutturazioni in città non sono invitati ad mascherare con pannelli e teloni artistici le orrende gabbioni di legno porta attrezzi e le impalcature metalliche sui muri, come avviene nei centri storici delle più importanti città d'europa? Non se ne avvantaggerebbe l'immagine della città?
alla prossima puntata gli altri 777 perchè.

Chi ha dei perchè da sollevare li segnali all'e.mail francescocolucci.lu@gmail.com, vi aspetto

domenica 14 febbraio 2010

La Scomunica ai Comunisti

Sto rileggendo Candido (riviste del 1949) di Giovannino Guareschi, e ho trovato alcune strisce satiriche sulla Scomunica Papale ai Comunisti, allora ho fatto alcuni approfondimenti, da Wikipedia e da altri siti di storia patria.

La scomunica ai comunisti è il nome con cui è conosciuto a livello popolare un decreto della Congregazione del Sant'Uffizio pubblicato il 1º luglio 1949: con esso la Chiesa cattolica prendeva esplicitamente le distanze dall' ideologia comunista. Secondo il diritto canonico, non si tratta, formalmente, di una scomunica data dalla Santa Sede di propria iniziativa, ma della dichiarazione ufficiale che i cristiani che professano, difendono e propagano la dottrina comunista si trovano ipso facto in situazione di scomunica, perché aderendo ad una filosofia materialistica e anticristiana sono diventati apostati.
Taluni ritengono che tale dichiarazione, modificata in alcune sue parti nel 1966 sotto papa Paolo VI, sia di fatto decaduta tacitamente con il Concilio Vaticano II[, sebbene non vi sia al riguardo alcuna nota ufficiale della Santa Sede.
In realtà questa ipotesi è manifestamente errata, posto che il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes condanna le dottrine atee e materialiste e che i canoni 20 e 21 del Codice di diritto canonico dicono chiaramente che nella Chiesa non esistono abolizioni tacite dei provvedimenti e che, nel dubbio, un atto si ritiene ancora valido.
« È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione:
  1. se sia lecito iscriversi al partito comunista o sostenerlo;
    se sia lecito stampare, divulgare o leggere libri, riviste, giornali o volantini che appoggino la dottrina o l'opera dei comunisti, o scrivere per essi;
  2.  se possano essere ammessi ai Sacramenti i cristiani che consapevolmente e liberamente hanno compiuto quanto scritto nei numeri 1 e 2;
  3.  se i cristiani che professano la dottrina comunista materialista e anticristiana, e soprattutto coloro che la difendono e la propagano, incorrano ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica, in quanto apostati della fede cattolica.
Gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri preposti alla tutela della fede e della morale, avuto il voto dei Consultori, nella riunione plenaria del 28 giugno 1949 risposero decretando:
  1. negativo: infatti il comunismo è materialista e anticristiano; i capi comunisti, sebbene a volte sostengano a parole di non essere contrari alla Religione, di fatto sia nella dottrina sia nelle azioni si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla Chiesa di Cristo;
  2. negativo: è proibito dal diritto stesso (cfr. canone 1399[4] del Codice di Diritto Canonico);
  3.  negativo, secondo i normali princìpi di negare i Sacramenti a coloro che non siano ben disposti;  
Il giorno 30 dello stesso mese ed anno il Papa Pio XII, nella consueta udienza all'Assessore del Sant'Uffizio, ha approvato la decisione dei Padri e ha ordinato di promulgarla nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis. » (Decretum, 1 luglio 1949)  
In diverse parti d'Italia il decreto del Sant'Uffizio venne reso pubblico attraverso la stampa e l'affissione di manifesti, che presentavano i punti salienti della scomunica. Un esempio di questi manifesti è il seguente:
« Avviso Sacro del 1949:
Fa peccato grave e non può essere assolto
  • Chi è iscritto al Partito Comunista.
  • Chi ne fa propaganda in qualsiasi modo.
  • Chi vota per esso e per i suoi candidati.
  • Chi scrive, legge e diffonde la stampa comunista.
  • Chi rimane nelle organizzazioni comuniste: Camera del Lavoro, Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc…
È scomunicato e Apostata:
  • Chi, iscritto o no al Partito Comunista, ne accetta la dottrina atea e anticristiana;
  • chi la difende e chi la diffonde. Queste sanzioni sono estese anche a quei partiti che fanno causa comune con il comunismo.
  • Chi in confessione tace tali colpe fa sacrilegio: può invece essere assolto chi sinceramente pentito rinuncia alle sue false posizioni. »
Leggere queste norme e sapere che sono ancora in vigore per i cristiani credenti fa strano, vedendo la situazione dell'oggi.

Però tutti noi dobbiamo a norme come questa, al coraggio di tanti Sacerdoti che sono stati peseguitati, se non abbiamo subito 50 anni di dittatura comunista, di persecuzioni, di cancellazione dei diritti umani, come accaduto ai popoli vicini di Cecoslavacchia, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Albania ecc., che "liberati" dall'Armata rossa, ne sono rimasti schiavi.

Ma ecco uno dei brani satirici sull'argomento ferocemente anticomunisti pubblicati da Candido nel 1949, che mi hanno spinto a ricordare:

La promulgazione della cosiddetta scomunica ha sortito l'unico risultato di potenziare il Partito Comunista. L'efficacia numerica del PCI si è in pochi giorni quadrupicata: siamo giunti ai 10 milioni di iscritti. Vescovi, Cardinali, Abato e Parroci si sono staccati dalla pseudo Chiesa passando compatti alle File del PCI. Informatori degni della massima fede assicurano che nel clero si sta progettando un referendum fra i cattolici per stabilire se il Papa possa ancora rimanere al suo posto. Invano don Pisoni cerca di confondere le idee ai cattolici: piazza del Duomo è comparsa di brandelli di attestati della Cresima e della Prima Comunione. Sono cominciati presso la Federazione Comunista i primi Battesimi Democratici: il compagno Pajetta ha battezzato settemila metalmeccanici. Durante la scorsa notte nelle sede del gruppo rionale Moscatelli è apparsa l'immagine della Madonna del Popolo. Il Cardinale Schuster è pratricamente assediato e non ardisce più presentarsi agli ex fedeli. Si prevede che persistendo nella loro deviazione ideologica, numerosi Cardinali e Vescovi saranno scomunicati dal Praesidium di Mosca. (G.G. 7.8.1949)

San Valentino ed i Lupercalia

Ricordando San Valentino
(mia costruita elucubrazione, liberamente tratta, integrata e modificata da Wikipedia, da Pubblinet Switzerland, Flowers Around the World, Window life e altri)

Vescovo e martire, nato a Interamna Nahars, (oggi Terni), nel 176 e morto a Roma nel 273.
San Valentino è venerato da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi, fu un vescovo e un martire cristiano.
Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana, è considerato impropriamente patrono degli innamorati

Narra la leggenda che
Nell'anno 270 Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell'oratore greco e latino Cratone, per predicare il Vangelo e convertire i pagani.
Invitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo tentando anzi di convertire l'imperatore al cristianesimo. Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale affidandolo ad una nobile famiglia.
Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II.
L'impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani ed i vertici della Chiesa di Roma e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa.
Questo terzo arresto gli fu fatale: morì decapitato nel 273 per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano.
Sono molte le storie entrate a far parte della cultura popolare, su episodi riguardanti la vita di san Valentino:
Una storia narra che Valentino, graziato ed "affidato" ad una nobile famiglia, compie il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo "carceriere", Asterius: Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d'addio che si chiudeva con le parole: dal tuo Valentino....
Un'altra narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. Un'altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci effusioni di affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell'espressione piccioncini.
Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia, gravemente malata, e il centurione romano Sabino; l'unione era ostacolata dai genitori di lei ma, chiamato dal centurione al capezzale della giovane morente, Valentino battezzò dapprima il giovane soldato e quindi lo unì in matrimonio alla sua amata, prima che entrambi cadessero in un sonno profondo.

La festa di San Valentino fu istituita un paio di secoli dopo la morte di Valentino, nel 496, quando papa Gelasio I decise di sostituire alla festività pagana della fertilità (i Lupercalia dedicati al dio Luperco che si celebravano il 15 febbraio di ogni anno) una ispirata al messaggio d'amore diffuso dall'opera di san Valentino.
Tale festa ricorre annualmente il 14 febbraio ed oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo.

Dunque la festività di San Valentino è il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità ed è all'origine di questa festa degli innamorati.

Fin dal quarto secolo A. C. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus.
I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un'urna e opportunamente mescolati.
Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso.
L'anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie.
Durante le celebrazioni dei lupercali, il 15 febbraio di ogni anno, dopo un pasto abbondante, tutti i luperci,dovevano poi correre intorno al colle Palatino saltando e colpendo con le fruste sia il suolo per favorirne la fertilità sia chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali per ottenere la fecondità in origine offrivano volontariamente il ventre.
In questa seconda parte della festa i luperci erano essi stessi contemporaneamente capri e lupi: erano capri quando infondevano la fertilità dell'animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, mentre erano lupi nel loro percorso intorno al Palatino.

In origine la nudità da parte degli officianti e delle partecipanti era considerata normale e naturale e, trattandosi di uno dei riti più trasgressivi presenti a Roma, si può poi immaginare cosa avvenisse dopo o durante il tragitto tra bosco e città.
Secondo il filologo francese Georges Dumézil i Luperci rappresentavano gli spiriti divini della natura selvaggia subordinati a Fauno.
Nel giorno dei Lupercalia, infatti, l'ordine umano regolato dalle leggi si interrompeva e nella comunità faceva irruzione il caos delle origini, che normalmente risiede nelle selve.

Determinati a metter fine a questa primordiale vecchia pratica, i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo "degli innamorati per sostituire il deleterio Lupercus.
Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima ed anno insiediato la Festa di San Valentino il giorno precedente a quella dei Lupercalia, che si celebrava il 15 febbraio.

Chissa che il nostro vivere del terzo millennio non ci avvicini di più agli antichi romani
Forse converrebbe abolire San Valentino e rintrodurre i Lupercalia........

 E comunque mi sembra che si possa concludere, in allegria e con humor che:

  • San Valentino fu decapitato dal soldato romano Furius Placidus, antico avo di Enzino Placido, nostro amato ed autorevole concittadino e mio caro amico.
  • I Lupercalia erano una autentica Festa delle Fertilità, con tutto quello che seguiva.........
  • Questo Papa Gelasio primo doveva essere un rompi, bigotto ma furbo visto che introdusse la Festa di San Valentino il giorno prima di quella dei Lupercalia, 15 marzo, spiazzando Fauno e i suoi seguaci. 
  • Il ritorno o meno ai Lupercalia passa attraverso la sfida di due multinazionali: La marrone Perugina e l'azzurra Pfizer.

lunedì 8 febbraio 2010

S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo....

Non voglio certo parlare del Manzoni e del Conte di Carmagnola, voglio solo dire che ormai la discussione sulle scelte importanti da fare per il nostro territorio si svolge solo per "squilli e controsquilli" da destra e da sinistra: se da destra si chiedono parcheggi, da sinistra si risponde chiedendo case, se da un lato si vuole accendere un caminone che bruci enormi quantità di biomasse, dall'altro si chiudono i caminetti a legnetta di pioppo. Uno dice bianco e l'altro subito nero, rincorrendosi su ogni problema.
Credo che invece sarebbe giusto riuscire a fare una discussione unica, la discussione delle discussioni:
Quale è il disegno di sviluppo di Lucca? Che cosa vogliamo che sia la nostra città nel prossimo futuro?
Si deve riuscire a discutere su un progetto organico, complessivo e in esso si devono incastonare le soluzioni ai singoli problemi.
La stampa cittadina potrebbe divenire decisiva per sollecitare ed affrontare una discussione complessiva.
Lucca vuole continuare ad essere ed accrescere la sua vocazione commerciale e turistica? ed allora avanti con la salvaguardia del verde, delle colture tradizionali: vite, olivo, castagno, ortofrutta e florealicolo, con lo sviluppo delle iniziative culturali, Mostre,  Congressi, Simposi, sapendo che questa scelta è incompatibile con gli insiediamenti altamente inquinanti, i cogenatori a biomasse e soprattutto un'espansione edilizia incontrollata, che comporta un inriversibile consumo veloce del territorio.
Il centro storico deve divenire un Museo a cielo aperto? Oppure vogliamo riportare il centro città ad essere il punto di riferimento del territorio provinciale e delle centinaia di migliaia di visitatori che sono portatori di una ricchezza "pulita" e di uno sviluppo progressivo di occupazione e lavoro.
Una città della cultura, una città dell'arte e dello spettacolo che sia viva in estate la sera, in tante piazze con musica, arte, shopping.
Vogliamo preservare e arricchire questo nostro centro commerciale naturale ricco di storia e d'arte, coniugarlo con un centro culturale vivo e aperto al Mondo, o vogliamo ripopolarlo con palazzi dell'INCIS e IACP?
Ogni scelta è legittima, ognuno ha diritto a pensarla come vuole, ma la direzione tracciata con scelte di lungo periodo, frutto di una discussione complessiva in cui tutti possano dira la sua.
Sento parlare ancora da destra a manca di costruire nuove case: Nel Centro Storico, a S.Anna, S.Donato, S,Concordio, all'Arancio, a S.Marco, quando ancora ne esistono migliaia di invendute sul territorio.
La popolazione del Comune è diminuita in 10 anni di quasi 10.000 residenti e negli ultimi anni sono stati costruiti quasi 4.000 nuovi alloggi, in buona parte invenduti.
Crediamo che il futuro di Lucca sia nelle costruzioni di case? E' questo che manca?
Forse invece mancano: Auditorium, Multisale, Locali per Mostre, Piscine, Parcheggi, Palazzetto dello Sport, Carceri, Palazzo del Turismo, Show room, una mobilità pubblica efficiente, collegamenti ferroviari, autostradali e stradali da XXI secolo.
Quando vedo passare le centinaia di TIR sulla Circonvvalazione, penso che se continua così, per degongestionare il taffico, dovranno tornare a passare sulle Mura, come quarantanni fa.
Ordunque diceva il Manzoni,  "S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo...." ma poi.... Business to Business e tutto s'acquieta........fino alla prossima baruffeta .....vocale.

venerdì 5 febbraio 2010

Caminetti e....quartine

La decisione, invero assai curiosa, del Sindaco di Capannori di proibire l'uso dei caminetti a chi ha un riscaldamento a gasolio, gpl, metano ha suscitato scalpore e discussione.
Il problema é da una parte etico, perchè è ovvio che chi si riscalda a legna in via continuativa (che è faticoso) lo fa per risparmiare sul gasolio e quindi per motivi economici, mentre chi accende il camino per diletto lo fa in maniera saltuaria e quindi irrilevante.
Capannori è un Comune ancora con vocazione agricola e con molte colline ricche di alberi ed il camino è una delle tradizione secolari.
Ma Capannori ha anche grandi fabbriche ed un solo "camino" di una grande azienda penso equivalga a tantissimi piccoli camini.
Ma non sono un esperto e mi fermo qui, salvo pubblicare (ed è questo il motivo vero di questo post) una poesia che mi è arrivata dal solito amico "libero Giuliano", grande poeta dialettale, di cui altre volte ho pubblicato i carinissimi versi, che spesso decantiamo vicino ad un ardente camino ... con ciccia e vino.
 Ecco a voi:

Sta girando nella piana
una voce alquanto strana
qualche dun pare abbi detto
che va spento il caminetto.

Igliar sera, sul più bello,
una notizia che un mi piace,
la bistecca di porcello
un l’ho a coce sulla brace!?

“Via…… è uno scherzo, non ci stà
chi è quel matto che l’ha ditto”
“l’ha ordinato il podestà
e l’ha misso per iscritto”.

Le mondine un s’anno a fà
el girato su al podere
un si pole più mangià??
Questo è proprio un dispiacere.

Un sarà mia tanto bello
stà la sera tutti a veglia,
sorseggiando il mi vinello,
colla ciccia nella teglia.

C’era in vista una mangiata
di maialino cotto in forno
che ni faccio? Una frittata
coll’insalata torno torno?

Te lo immagini a Novembre
quando i tordi porta il Lippi
son siguro! Ognun s’offende
se li cocio lessi o fritti.

Il Dottore, con impegno,
accendeva il foco grosso
anco se con legno verdo
ci veniva il fume addosso

e la bistecca di Giorgino
arostita senza fretta
ni piaceva a Piero e Gino……..
cotta ar gasse un’è perfetta…..

m’ha telefano Giorgione
e mi pareva disperato:
“un mi par che stii a ragione
è un divieto esagerato”.

Séro l’occhi per un piange:
col Colucci, col Guerieri
cotte ‘nforno s’enno mange
robbe bone fino a iglieri.

C’è la crisi più peggiore,
i tremoti e l’alluvioni
che ci recano dolore!
Ma la sarsiccia su carboni……

Caro Giorgio, amico mio,
succede a tutti di sbagliassi,
un ti vo’ miga insegnà io,
ma…… se tu ci ripensassi…….

GIULIANO

giovedì 4 febbraio 2010

Lucca: meglio un parcheggio oggi che..... tanti appartamenti domani.

Se dovessimo fare oggi un sondaggio per conoscere quale sia il maggior problema della nostra città, non avrei dubbi dell'esito: Un parcheggio accessibile e a costi contenuti vicino al Centro storico. E' un problema ormai visibile a tutti, da tutti toccato per mano, da tutti richiesto.
Ho visto molti progetti, alcuni ambiziosi, altri fantasiosi, ma quasi tutti di medio e lungo periodo.
Lucca ha necessità di parcheggi, da molti posti, in tempi brevi, se non si vuole uccidere il turismo, il commercio, la vita del centro storico.
Ragionare solo sui posti ad oggi disponibili è fomentare una guerra fra "poveri" inutile e assurda. Occorre trovare una soluzione che quantitativamente sia sostanziosa e derimente in termini di posti disponibili.
Il ragionamento che voglio fare sembrerà certamente provocatorio e farà storcere il naso agli "esteti" ma strettamente legato ad un concetto: E' il problema dei parcheggi il più attuale, il più sentito? ed allora diamo ad esso la priorità delle priorità.
Vi è uno spazio nel centro storico, ove in tempi brevi si può realizzare un grande parcheggio? Si, vi è.
La ex Manifattura Tabacchi.
Ho visto nei mesi scorsi grandi progetti sugli immobili ex manifattura: Centro commerciale, oltre 60 case popolari, alberghi, teatri e così via. Il Piuss prevede una serie di interventi di lungo termine, con finaziamenti legati a progetti da fare, da sottoporre alla Soprintendenza e così via.
Ragioniamo: abbiamo bisogno di altre case nel centro storico? di altri uffici? di altri centri commerciali? Abbiamo bisogno di parcheggi.
La ex Manifattura è perfetta: ha lo spazio necessario nel sottosuolo e nei vecchi manufatti di nessun valore storico, per un mega parcheggio: 1500-2000 posti.
Ha una viabilità di accesso non invasiva per la città, con possibilità di entrata da Porta S.Anna ed uscita da porta S.Pietro, senza toccare sostanzialmente il centro storico.
E' immediatamente cantierabile, può essere fatto a lotti, senza toccare nella prima fase il parcheggio esistente. Sacriferemo il futuro di qualche decina di appartamenti, che non mancano certo nel centro storico che nel resto nel comune.
Nei locali più storici della ex Manifattura possono trovare posto quelle strutture legate alla Cultura, Auditorium, Spazi per Mostre, che sarebbero esaltate da aver un parcheggio sotterraneo e a raso, vicino.
Un parcheggio che salverebbe il centro storico, che risolverebbe il problema dei residenti, delle strutture ricettive, del turismo e del commercio, che consentirebbe di liberare Piazze pretigiose dalla morza delle auto.
Sono convinto che questa sia la soluzione migliore, la più rapida per risolvere in breve tempo ed in via definitiva il problema del parcheggio a Lucca.
Nei prossimi giorni aprirò su Facebook un sito per raccogliere le adesioni a questo mio progetto, per capire se puo incontrare il cosenso dei concittadini.
Forza: chi concorda si faccia sentire.
Solo così potremo superare i mille ma e i mille se: la sfida è fra chi vuole una Città Museo e chi una città viva, un centro storico fruibile a cittadini e turisti, vie e piazze libere dalla sosta selvaggia, una città aperta a tutti, al mondo, alla vita. Una città bellissima, che può essere migliorata, facendo scelte coraggiose.