sabato 27 febbraio 2010

Le Motte di oggi e quelle di ieri

In questi giorni abbiamo visto in TV intere colline precipitare a valle con case, tralicci e quant'altro vi fosse eretto sopra. Uno spettacolo atroce, ripreso in diretta. Abbiamo visto la Protezione civile all'opera, i vigili urbani, i giornalisti, insomma la società civile allertata e presente.
MI è venuta allora in mente una lettura storica del territorio lucchese scritta da Bruno Cherubili e pubblicata postuma dal figlio Marcello: Bagni di Lucca, fra cronaca e storia.
In questo piacevole libro edito nel 1977, si parla di una "Motta di Cerro e Celle" che non ha visto la presenza di TV e di Protezione civile, ma certamente di grande impatto sulla società lucchese.
".....quel pomeriggio del 28 marzo 1784 era stato insopportamente afoso, sul tramonto un cielo plumbeo, solcato da mille lampi, aveva fatto presagire il temporale, che poi si scatenò furioso nelle prime ore della notte. Piovve per 48 ore consecutive e le acque del Serchio e di tutti i suoi affluenti si gonfiarono paurosamente, straripando in molte parti. Sopra Anchiano, la Socciglia aveva inondato la strada ed il parroco di San Cassiano di Controni, Don Domenici, di ritorno da Lucca............era stato costretto ad abbandonare il barroccio e a farsi passare sulle spalle da uomini che aspettavano i viandanti a tale effetto.
Arrivato al paese che era notte..........aveva saputo dai paesani che si erano vedute alcune aperture di terra sotto Celle............corse sulla collina e costratò che il terreno insensibilmente correva .........dette l'allarme e consigio alla gente di abbandonare le abitazioni. A mezzanotte tutti avevano sgombrato, tranne il sergente Domenico di Bartolomeo Fabbri ed una certa Domenica, vedova di Salvatore Fabbri............Non appena la cima del Pratofiorito cominciò ad imbiancarsi, vide che tutta la collina di Celle stava scivolando a valle e che già gran parte delle case erano riunate. Lo smottamento continuò per tutto il primo aprile e per tutto il giorno seguente; alla sera del 2 i paesi di Cerro e di Celle erano completamente distrutti e fra le rovine delle case si affannavano ammutoliti i paesani, nel tentavito di recuperare parte almeno delle povere masserizie...........diroccate le case in numero di 44 abitate, oltre le capanne con tutti i luoghi sotto di esse e n.5 mulini e con pericolo prossimo anche per il resto del paese............( è interessante leggere poi degli interventi della REpubblica lucchese e dei provvedinenti presi per ridre la case ai senzatetto, ma questa è un'altra storia.......termina invece il racconto...).........del resto come a S.Cassiano può essere dimentica la Motta di Cerro e di Celle, se ancor oggi  alle Ravi la terra è in movimento ed ogni tanto enormi macigni si distraccano dalle scoscese pareti del Pratofiorito, precipitando giù verso il Gorgo di Napoli, verso Traglia eil Lago?.....................

Anche Lucca ha avuto queste tragedie, queste distruzioni, ma allora non c'era la TV e la Protezione Civile. Ma non scordiamoci queste cose. Dice un vecchio proverbio "ricorda come gli antichi hanno messo nome ai luoghi se vuoi sapere come andrà a finire...."
Molte sono le località denominate La Motta e li nel passato ci sono state frane e dissesti e ne futuro....ce ne saranno altri.

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