Al di là del mio problema fisico, la mia esperienza è stata complessivamente positiva, sopratutto per la capacità e gentilezza del personale medico e paramedico, la cui dedizione ha consentito anche di superare momenti di carenza tecnica della struttura e dell'organizzazione.
Dato questo doveroso giudizio positivo sul funzionamento di questo reparto, ripercorrerò la mia esperienza elencando le deficienze strutturali che ho potuto costatare, sia pure nel dolore fisico che mi accompagnava.
Sono arrivato al Pronto Soccorso di venerdì pomeriggio, guidando la mia auto, con un grandissimo dolore alla gola e un inizio di difficoltà nel respiro, ma non c'era un posto per l'auto. Ho dovuto parcheggiare fuori dagli spazi, cercando di collocarla in maniera che non creasse disagio agli arrivi.
Entrato al Pronto Soccorso trovo una saletta colma di persone agitate, sofferenti, impazienti. Domando a una addetta dietro al box di vetro come faccio ad entrare al Pronto Soccorso e mi dice di mettermi in fila, che ho tre persone davanti, prima di poter andare al Tiage che è l'ufficio proposto a stabilire l'urgenza dell'intervento e quindi l'ammissione alla visita del dottore.
Faccio la fila, aspettando il mio turno per il Triage, fra persone nervose, preoccupate, parenti degli ammalati ammessi al pronto soccorso, che chiedono le informazioni più diverse a chi non è in grado di dare risposte certe, in tempi decenti.
Al mio turno sono ammesso al Triage, dove un paio di Infermiere mi prendono i dati e mi chiedono che cosa ho. Spiego loro del grande dolore che ho sopra la tonsilla destra, lancinante, della difficoltà a deglutire e che il dolore così intenso mi sta riflettendo sul petto dove la mia angina di cardiopatico si sta risvegliando. Vi è un rapido consulto fra le due per stabilire quale colore (urgenza) dare al mio caso....poi decidono per il Giallo, che, per urgenza, è secondo solo al Rosso, che vuol dire pericolo di morte.
Solo sollevato pensando di avere presto un sollievo medico. Errore!!
Entrato nel Pronto Soccorso vero e proprio mi trovo in una babele di persone sofferenti sdraiate in lettini accatastati in stanzette, così piccole, che sono resi difficoltosi anche i movimenti del personale infermieristico, che saltella da un letto all'altro, da una stanzetta all'altra, per portare aiuto e sollievo ai tanti malati presenti, che forniti del loro bravo colore (rosso, giallo, verde, azzurro e bianco) sono in attesa di essere visitati.
Molti sono li da ore e molte ore ancora passeranno anche per me prima che tocchi il mio turno, perchè di Gialli ve ne erano diversi prima di me e ogni tanto capitava un Rosso che passava giustamente avanti a tutti e perchè anche gli altri colori, ad intervalli, quando dovevano avere solo le risposte degli esami, avevano la precedenza.
In quei locali angusti e affollati una umanità sofferente subiva gli errori di chi ha costruito un Ospedale così piccolo, gli infermieri, prime vittime di questa scelta sciagurata, devono operare scansando ammalati e accompagnatori, coprendo le intimità violate con delle tende che non coprono nulla e devono pulire vomiti, feci, pannoloni, in quella promiscuità, avendo però sempre parole gentili, attenzioni, per tutti, anche se non possono dare medicinali, prima della visita dal dottore.
Dopo quasi 3 ore, fra un dolore continuo che mi spaccava il collo, è venuto il mio turno e sono stato ammesso alla visita di un dottore, che mentre ascoltava le mie indicazioni, doveva: rispondere al telefono, firmare delle dismissioni, dare relazione ad infermieri che entravano e uscivano, ponendo questioni urgenti. Più che un medico mi sembrava San Sebastiano infilato dalle frecce. Forse un paio di medici in più ad un Pronto Soccorso così affollato sarebbe certo opportuno, vista che la scelta funesta della Regione ha previsto il nostro Ospedale solo come risposta alle prime emergenze,
Se questa è la priorità si diano medici e personale adeguati ad una prima accoglienza funzionale e non tranciante delle dignità umana, che non esiste, nelle anguste stanze di attesa di oggi.
Pur rispondendo a dieci persone insieme, il medico è riuscito a fare una diagnosi sul mio male che si è rilevata poi azzeccata e mi ha fatto trasportare con urgenza all'OBI per le ulteriori verifiche e finalmente, per le prime cure.
Dal mio ingresso erano passate circa quattro ore, di grande sofferenza mia, ma anche di quella di molti altri pazienti con più grandi difficoltà di me, che hanno atteso ore e ore, in locali assurdi.
Il dottore ha disposto che trascorressi la note all'OBI per controllare che questo enorme accesso in bocca, non crescesse ancora mettendo in pericolo la respirazione.
L'OBI fa parte sempre del Pronto Soccorso, le stanze sono un pochino più grandi, per quattro pazienti per stanza, ma lo spostamento dei letti per i ricoveri, crea anche qui manovre complicate, lo spazio è al limite, rendendo più difficile il lavoro di tutti.
Mi iniziano la cura in flebo, cortisone, antibiotico, antidolorifico, mi domandano se prendo dei farmaci per altre patologie e alla mia risposta affermativa mi dicono che molti di questi farmaci che prendo non li hanno, più sicuro farli portare da casa. Sono normali farmaci sulla pressione ma l'indicazione regionale è di risparmiare su tutto e così sia.
Il dolore mi ha tenuto sveglio tutta la notte e ho potuto vedere l'impegno costante, a qualsiasi ora, di infermieri e medici. Lodevole. Sono rimasto ancora un giorno e una notte e molte sono state le lamentela dei malati, che non volevano essere dimessi, perchè all'OBI non puoi restare più di due - tre giorni, poi: o trovi posti in reparto, se ti ammettono, o vai a casa.
Queste sono le moderne teorie della Regione Toscana ma anche la mancanza di spazio non consente deroghe, anche nei casi più disgraziati.
Il questi due giorni devo dire che il servizio medico ha funzionato benissimo, presenti, gentili, esaurienti i medici del reparto, efficienti le visite specialistiche che vengono richieste. A me hanno richiesto un visita Otorino, arrivata in tempi rapidi con un coscienzioso otorino che non essendo convinto sulla mia diagnosi ha richiesto e ottenuto subito la consulenza di un altro medico che gestiva un macchinario più complesso. L'Otorino è tornato anche il giorno dopo all'OBI per costatare se la mia mega infiammazione fosse calata e pur non risolto il problema completamente, mi hanno dimesso, fissandomi un controllo in reparto, dopo due giorni.
Sono rimasto ben impressionato del funzionamento dell'assistenza, dei medici e della interconnessione fra OBI e reparti.
Mi hanno dimesso, non sono guarito, ma questa è una scelta politica regionale, farò la terapia, stando a casa, curandomi con un infermiere privato, che mi farà le punture di antibiotico e cortisone, che mi hanno prescritto e poi tornerò ai controlli in ospedale per capire la causa di questa emergenza, ancora ignota, sperando in Dio.
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