Come
ho fatto per Antonio Possenti vorrei ricordare un caro amico a un mese dalla sua
scomparsa raccontando un episodio molto colorito e dimenticato vissuto insieme
quasi quaranta anni fa.
Domenica
sera 23 novembre 1980 un devastante terremoto distrusse il sud d'Italia: 600 paesi
distrutti, circa 3.000 morti. Il giorno dopo l'USL di Lucca, di cui ero allora
uno degli amministratori, organizzò una colonna di soccorsi, con una sala
operatoria mobile, 47 fra medici ed infermieri, fra cui il nostro Giorgio Mura,
una squadra attrezzata di Vigili del Fuoco e una di operai del Comune con i loro
mezzi.
Con
una scassata 500 di allora, Bullentini ed io, amministratori con delega
all'Ospedale, ci mettemmo in moto scendendo con questo corteo di uomini e mezzi
lo stivale per arrivare il giorno dopo a Calabritto, completamente distrutto e
con oltre 100 morti. Di questo terremoto ha già scritto in questo Blog il primo
di settembre di quest'anno e quindi non mi dilungherò.
I
primi quattro giorni furono tremendi duri e difficili, il personale tecnico, i medici e
gli infermieri, fecero miracoli lavorando giorno e notte, più notte che giorno
visto il tremendo buio senza luce elettrica di un fine novembre umido e freddo.
Poi
finalmente arrivò l'esercito, con gli elicotteri, la cucina da campo le cellule
fotoelettriche e la vita dei superstiti e anche la nostra migliorò, fino a farci
considerare la possibilità di un ritorno a casa dopo una settimana di duro
lavoro.
Il
giorno fissato per il ritorno, un violento fortunale si abbatté sulle rovine di
Calabritto e sul nostro campo, una fredda acqua scrosciante e una fitta nebbia
ci impedivano di vedere. Le operazioni di smontaggio e partenza furono
veramente proibitive.
Provammo
a recuperare tutti per partire e affidammo ad uno dei medici il compito di
contare tutto il personale sanitario che doveva salire sul nostro Bus, mentre
noi, con la nostra 500, facevamo avanti e indietro per far partire tutti gli
altri nostri mezzi di soccorso impantanati, i pompieri e gli operai.
La
colonna si mise finalmente in moto e scendemmo a valle in una furia di acqua,
freddo, vento e nebbia. Appena fuori del cratere del terremoto, trovando un Bar
intatto, ci fermammo per far ristorare tutto il personale bagnato fino alle ossa
e anche ricontare le quasi 100 persone del nostro convoglio.
Con grande sorpresa dovemmo constatare che mancava un infermiere.
Il
medico nella confusione si era sbagliato nel contare il personale sanitario sul
bus.
Mancava
Mura, che con quella generosità che ha sempre caratterizzato la sua vita, era
tornato sotto il diluvio a verificare se non vi fossero allieve infermiere
rimaste al campo e che tutte le attrezzature fossero state imbarcate sui mezzi.
Nella
confusione l'avevamo abbandonato là.
Con
un auto tornammo indietro e lo trovammo che si era incamminato a piedi, sotto il
diluvio, per venirci dietro.
Era
ridotto una maschera di fango, un pulcino bagnato, incazzato nero.
Gli
spiegammo che il medico si era sbagliato a contare ed eravamo partiti. Non dico
il nome del medico perché l'errore ci stava tutto, vista la situazione in cui
operavamo e poi perché è divenuto oggi un medico importante e se vuole dirlo lo
farà lui, visto quello che poi è successo.
Perché
appena arrivammo al Bar dove ci aspettavano tutti, Giorgio schizzo dall'auto,
entro nel Bar e visto il medico gli affibbiò un gancio al mento che lo stese sul
pavimento secco.
La
scena era tragica, ma dovemmo trattenere a forza un riso isterico: un medico
steso a terra a pelle di leopardo e una specie di Ulk che non si riconosceva più
tanto era coperto di fango e acqua, che lo guardava atterrito per quello che
aveva fatto.
Durante
il viaggio di ritorno riuscimmo a calmare entrambi e così la vicenda poté essere
recuperata senza provvedimenti disciplinari importanti e senza querele grazie
anche al medico indulgente, che si rese conto dei duri giorni da cui venivamo,
della situazione di Mura abbandonato nella tempesta mentre faceva con la solita
generosità più del suo dovere.
Questo
è il Giorgio che voglio ricordare.....sempre in prima fila per dare agli altri,
sempre entusiasta del suo lavoro, spontaneo e sanguigno in ogni sua
reazione.
Ciao
Giorgio...a presto
francesco
colucci
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venerdì 18 novembre 2016
Il ricordo di un amico di nome Giorgio Mura
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