Matera
è la città di mio padre Luigi, anzi Gino, la città dei Colucci……in antico piccoli
Baroni terrieri, latifondisti, rovinati ai primi del novecento dalla filossera
e dalla siccità.
Ultimo
barone mio nonno che si chiamava come me, FrancescoPaolo Colucci.
Dove
FrancescoPaolo è in onore, nel sud, di San Francesco da Paola, un santo controverso,
emigrato in Francia, alla corte dei Re francesi….da visitare nelle Calabrie il
Santuario, scavato nella montagna….una cosa molto suggestiva.
Mentre
Colucci viene da San Nicola, vescovo di Bari, guerriero, con i suoi fidi che si
chiamavano i Nicolucci…da cui per aforesi…Colucci.
Torno
volentieri a Matera, anche se non ho più parenti vivi…..stretti…..perchè è una
città unica al mondo, aspra e difficile…ma di un fascino molto speciale…quando
sono a Matera, mi sento a casa….anche se sono nato a Bozen, in vero e vissuto
solo in Toscana, fra Montecatini, l’Ardenza, Pistoia e Lucca, seguendo gli
spostamenti lavorativi di mio Padre.
A
Matera conosco molti posti “onesti” dove degustare i tipici mangiari lucani e
pugliesi, dato che Matera è sul confine fra le due regioni, ma ne voglio
ricordare uno solo, nell’affascinante Sasso Barisano, le Botteghe, con locali scavati
in buona parte nel tufo e dove, su un grande bracere, si arrostisce che di
tutto, pecora, maiale, salsiccia piccante o con il finocchietto selvatico….la
famosa "lucanica", in punta di coltello, che ha trovato i natali proprio in
questa regione.
Si
arrostiscono anche le “gnumeredde”... coratella d’agnello, che veniva cotta in
passato nei forni dei macellai di allora per chi non aveva in casa….ovvero nei
Sassi, la possibilità di braceri e forni.
Gli
antipasti sono rigogliosi di verdure e insaccati…. .una pasta fatta in casa nel regno del grano
duro, condita con un pommarola casalinga che si taglia con il coltello…
Da
assaggiare la Manteca….un formaggio che nasconde all’interno un saporito burro
giallo, unico modo di conservarlo dalla calura estiva, in un passato senza
frigo.
Vini
gagliardi ormai addomesticati ai gusti del terzo millennio….quando venivo con
mio padre da ragazzo a Matera, il vino aveva 18 gradi al minimo, forte e greve
e a me veniva allungato con la gazzosa……la bibita dei ragazzi di allora.
Molte
altre sono le locande dove mangiare bene, tipico, con pochi spiccioli, facendo
un salto indietro nel tempo.
Mi
ricordo verso la fine degli anni ’50 con quanto orgoglio mio zio Mimì
(Domenico) capostazione di Matera, di una linea a scartamento ridotto, che “spalettava”
due o tre treni al giorno..... minuscoli trenini provenienti da Ferrandina, mi fece
vedere l’erigendo “modernissimo” quartiere Venerdì, dove a forza furono
trasferiti gli abitanti dei Sassi, che poco dopo furono abbandonati alla morte
del tempo…..se non fosse tornato di gran moda …una ventina di anni orsono, di
restaurare e far rivivere queste meravigliose primitive abitazioni dell’uomo,
dalla preistoria in avanti.
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